di Gabriele Vacis
Documentario | Italia | 2008 | HD | 74 min.
Una Città come Settimo aveva tutte le carte in regola per diventare una banlieue da mettere a ferro e fuoco. Solo che qui è andata diversamente. Perché? Un anziano geometra, uno di quelli che hanno costruito l’Italia di oggi, racconta le sue case. Quelle per i primi immigrati, che venivano dal Veneto e volevano la villetta, che si costruivano da soli, nei fine settimana, i palazzoni per gli immigrati degli anni sessanta, quelli che venivano dal sud con la valigia di cartone. La storia del geometra si intreccia con quella del vecchio parroco, classe 1910, che racconta, anche lui, le immigrazioni che hanno fatto la città di oggi: le speranze della sua giovinezza e le paure di oggi, il suo sguardo stupito su un mondo che ha visto formarsi, ma che non riconosce più. Tutte queste vicende, come in un mosaico, vanno a comporre la risposta ad una domanda che Marco Paolini, Natalino Balasso, Laura Curino, Moni Ovadia e Lucilla Giagnoni rivolgono a Gabriele Vacis, regista del film: perché continui a vivere in questa periferia.
Io abito, da quando sono nato, in una città di periferia. Quand’ero piccolo il disagio lo respiravamo coi gas di scarico dell’industria chimica: si andava a scuola in appartamenti prefabbricati e si facevano tripli turni, come in fabbrica, gli immigrati abitavano in case diroccate, in dieci in una stanza col cesso sul ballatoio, traffico congestionato, TIR che attraversavano la via centrale a doppio senso di marcia, la puzza degli scarichi era il simbolo della città. Ma i sociologi più attenti dicono che la società oggi è più insicura perché i legami sociali si sono indeboliti, perché il territorio si è degradato e le città sono diventate sempre meno vivibili e sempre meno vissute. A me sembra tutto il contrario: mi sembra che le cose siano migliorate e che la gente che qui abita non abbia paura… Vedo tanta e tanta gente che incontrandosi si da appuntamenti, per cenare a casa dell’uno o a casa dell’altro… Per giocare una partita di pallone, per una gita a piedi fino alla Basilica di Superga. Non so… Forse in questa città ci siamo ritagliati uno scampolo di paradiso... (Gabriele Vacis, regista)
Gabriele Vacis è nato a Settimo Torinese nel 1955. E’ tra i fondatori del Laboratorio Teatro Settimo. Ha scritto e curato la regia di spettacoli teatrali, tra cui “Elementi di struttura del sentimento”, premio UBU 1986; “La Storia di Romeo e Giulietta”,1991; “Villeggiatura: smanie, avventure e ritorno”, 1993; “Novecento”, 1994; “Fenicie”, 2000; “Macbeth Concerto”, 2001. E’ autore, con Marco Paolini, degli spettacoli: “Adriatico”, 1987, “Liberi tutti”, 1991 e “Il racconto del Vajont”, 1994, trasmesso in diretta su RAIDUE. E’ autore, con Laura Curino e Roberto Tarasco, di “Stabat Mater”, 1989, Premio Fringe al festival di Edimburgo 1991. Dal 1996 al 2003 cura la regia degli spettacoli di Lella Costa, di cui è anche autore dei testi. Nel 2006 ha curato la regia del 1° segmento dello spettacolo inaugurale degli Olimpic Winter Games Rai 2 Mondovisione. Nel 1999 ha realizzato e condotto “42° Parallelo”, 36 puntate trasmesse da RAIUNO. E’ autore e protagonista di “Totem” con Alessandro Baricco e Roberto Tarasco.
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